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Note inedite su Alexandrine Bleschamp in Bonaparte e sulla figlia Maria Bonaparte in Valentini di Giuseppe Santoni

Uno dei personaggi più singolari vissuti a Senigallia nella prima metà dell’Ottocento è stata senz’altro la principessa Alessandrina Bleschamp moglie di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone I, imperatore dei Francesi e re d’Italia.
A Senigallia Alessandrina possedeva ben quattro case di abitazione, di cui una sopra Porta Colonna (oggi Porta Mazzini) e un’altra nell’edificio con annesso cortile diventato poi il monastero odierno delle monache benedettine in via dell’Angelo. Inoltre Alessandrina aveva acquistato nel contado una decina di poderi agricoli con i rispettivi coloni che li coltivavano, ai quali soprintendeva il suo maggiordomo Giovanni Franceschetti, la cui figlia Alessandra è stata la nonna del Dr. Mercuri Alessandro, medico notissimo a Senigallia, deceduto nel 2017.

A Senigallia le due figlie minori di Luciano e della principessa, Maria e Costanza Bonaparte, studiarono nel collegio delle Benedettine. Costanza divenne suora oblata del S. Cuore di Gesù in Roma. Maria, invece, più sbarazzina, si sposò a Canino (VT), feudo di Luciano Bonaparte, con il conte Vincenzo Valentini. Prese parte attiva con il marito e i due fratelli Pietro e Luigi Bonaparte alla Costituente della Repubblica Romana del 1849. In seguito, poiché Vincenzo Valentini con il ritorno di Pio IX era stato condannato all’esilio perpetuo, visse a Perugia dove divenne una convinta sostenitrice dell’unità italiana e collaborò ai moti di ribellione contro il papa Pio IX del giugno 1859, moti ricordati nella storia d’Italia come le “Stragi di Perugia”. Per questo suo fervore patriottico fu soprannominata “La Napoleona” di Perugia.

Altrettanto ignota a Senigallia è l’attività di scavi archeologici etruschi condotti da Alessandrina Bleschamp e da Luciano Bonaparte nei dintorni di Canino. Uno dei reperti più famosi, il sarcofago di Larth Tetnies e di sua moglie Thanchvil Tarnai si trova oggi a Boston, nel Museum of Fine Arts.
Dopo la morte di Luciano Bonaparte (Viterbo 1840), il feudo di Canino fu venduto ai principi Torlonia di Roma, che poi acquistarono anche il Casino della marina (detto Villa Luciana di Senigallia), per cui la sua abitazione in seguito fu chiamata Villa Torlonia.

Alessandrina iniziò allora a vivere in alcuni periodi dell’anno in un lussuoso appartamento di Ancona (Palazzo Cadolini), dove allestì una vera e propria galleria personale di quadri e di sculture di cui nessuno finora aveva notizia. Molti pezzi della sua collezione privata sono finiti nel Museo Napoleonico di Roma o nel Palais Flech – Musée des Beaux-Arts di Ajaccio in Corsica.
La principessa Alessandrina morì di colera a Senigallia nel suo Casino di collina, sulla collina del Cavallo il 12 luglio 1855. La sua salma fu traslata e tumulata a Canino nella Cappella Bonaparte della Collegiata di San Giovanni e Sant’Andrea, da lei stessa fatta abbellire dallo scultore fiorentino Luigi Pampaloni.

La ricerca storica di Giuseppe Santoni è stata edita nella rivista di storia regionale Marca/Marche n. 15/2020, Andrea Livi Editore, Fermo.
Rispetto alla versione già pubblicata, però, l’autore ha voluto aggiungere in coda all’articolo qui presentato la trascrizione del testamento originale di Alessandrina Bleschamp, con l’elenco dei semibusti e dei quadri da lei posseduti, che non era stato possibile inserire in Marca/Marche per mancanza di spazio editoriale nel n. 15/2020 della rivista.