Cos'è
L’esposizione traccia un’affascinante linea di continuità artistica, mettendo a confronto le modalità espressive di due diverse generazioni. Un vero e proprio passaggio del testimone che parte da Giacomelli, prosegue con il suo allievo Aristide Salvalai (che seguì il Maestro dalla fine degli anni Settanta) e arriva fino a Davide Maglio, che a sua volta è stato allievo di Salvalai dal 2010.
Il cuore della mostra è costituito da due serie di immagini totalmente inedite. Un dialogo a distanza in cui i due artisti si misurano con gli stessi paesaggi marchigiani che Mario Giacomelli ha impresso nella memoria collettiva, reinterpretandoli attraverso la propria sensibilità e il proprio sguardo contemporaneo.
Come giustamente osserva il Prof. Fabio Ciceroni: “Quella che vediamo è una memoria che ci risveglia nel presente, in modo continuativo. Il paesaggio viene qui usato come Giacomelli usava la poesia, viene riletto e rigenerato con nuova funzione e significato.”
Un’analisi condivisa da Simone Giacomelli, che nella sua introduzione al catalogo nota come “L’effetto finale è nel guardarsi dentro, inoltrandoci lungo i sentieri dell’anima e del mondo che ci circonda. Fino a trasformare lo sguardo in assunzione di verità profonda.”
La mostra si configura quindi come un viaggio visivo ed emotivo, un omaggio che non si limita alla celebrazione ma che rigenera attivamente l’eredità di uno dei più grandi fotografi del Novecento.