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Influssi climatici di El Niño sull’Italia e le Marche nel 1896 e la piccola carestia del 1897-1898 di Giuseppe Santoni

Pochi in Italia conoscono gli influssi climatici che El Niño – un fenomeno periodico provocato dal surriscaldamento del Pacifico meridionale – esercita sul clima mondiale con conseguenze planetarie, perché modifica la circolazione oceanica e atmosferica. Il fenomeno è studiato invece nelle Università statunitensi e anglosassoni.

Lo studioso e saggista statunitense Mike Davis ne ha analiticamente riferito nel suo libro Late Victorian Holocausts: El Niño Famines and the Making of the Third World, ed. Verso, London and New York 2001, tradotto in italiano da Giancarlo Carlotti con il titolo di Olocausti tardovittoriani: El Niño, le carestie e la costruzione del Terzo Mondo, ed. Feltrinelli, Milano 2002.

Partendo dagli spunti del voluminoso saggio citato, il prof. Giuseppe Santoni ha voluto indagare se anche in Italia si fossero verificate storicamente delle conseguenze analoghe a quelle descritte da Mike Davis negli anni da lui presi in considerazione come indicatori di anomalie apportate dal Niño.

La verifica è stata positiva perché le anomalie climatiche del 1896 hanno apportato precipitazioni così abbondanti sull’Italia e sulle Marche, da causare un autunno estremamente piovoso che ostacolò la vendemmia. In questo contesto a Senigallia si verificò l’alluvione dell’11 novembre 1896, che impedì in seguito i lavori di aratura e di preparazione dei terreni alla semina. Eventi simili avvennero pure in altre località delle Marche, dell’Umbria, dell’Italia e d’Europa. La mancata semina comportò la conseguente scarsità dei raccolti nel 1897 e l’aumentato del costo dei generi di prima necessità nel 1897-1898, in particolare l’aumento del costo del pane.

La piccola carestia sfociò in una serie di dimostrazioni spontanee che, a partire dal gennaio 1898, interessarono Marche, Emilia, Romagna, Toscana ed altre regioni italiane.

I moti popolari culminarono con la repressione violenta di Milano del 6, 7, 8 e 9 maggio 1898, quando il gen. Fiorenzo Bava Beccaris fece prendere a cannonate la folla di dimostranti in piazza Duomo a Milano: 80 morti e circa 450 feriti sono state le cifre ufficiali di quei tragici fatti, ma il numero esatto delle vittime è rimasto tuttora imprecisato.

Ciò che avvenne in Italia rappresenta solo un piccolissimo episodio di quanto accadde a livello europeo e mondiale nel 1897-1898.

A causa degli influssi negativi di El Niño sul clima mondiale, ci fu ovunque siccità per il mancato arrivo dei monsoni tropicali apportatori di piogge e la carestia susseguente fu devastante. Le notizie che giungevano dall’Europa dell’est, dalla Russia e dall’India descrivevano «interi distretti in cui la popolazione, colpita dalla carestia, va errando per le campagne in cerca di radici di cui cibarsi». Si contarono milioni di morti per fame e per le malattie derivanti dalla denutrizione in tutto il mondo. In particolare, in Asia i paesi più colpiti furono l’India, la Cina, l’Indonesia, le Filippine e tutto il Sud-Est asiatico. In Sudamerica il Brasile. In Africa tutta la zona del Sahel e del Maghreb: Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Etiopia, Sudan. Durante le carestie indiane del 1896-1897 e del 1899-1902 solo nelle regioni del Punjab, controllate dalla Compagnia britannica delle Indie orientali, vi furono circa sei milioni di morti.

Questo avveniva alla fine del 1800, secolo in cui le variazioni climatiche, caratterizzate da un aumento di precipitazioni e dalla diminuzione di temperatura rispetto alla media (di certo non imputabili come si fa oggi all’industrializzazione, che all’epoca era solo ai primordi), fecero registrare tre aumenti dei ghiacciai alpini e tre successive diminuzioni degli stessi.

Lo studio di Giuseppe Santoni, edito nel n. 82 di Proposte e Ricerche, ©2019, Università di Macerata, viene qui riproposto per la sua importanza, su richiesta dell’autore.